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27-Ottobre-2009

Il messaggio della Cei per la Giornata della vita: Sviluppo integrale dell'uomo nella ricchezza o nella povertà

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"Nella ricchezza o nella povertà, nessuno è padrone della propria vita e tutti siamo chiamati a custodirla e rispettarla come un tesoro prezioso dal momento del concepimento fino al suo spegnersi naturale". È quanto si legge nel messaggio del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) per la 32° Giornata nazionale per la vita che si celebrerà il 7 febbraio 2010.

"La forza della vita una sfida nella povertà" è il tema scelto quest'anno.

"Chi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo - affermano i presuli - sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana". Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l'uomo nella sua interezza, "la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell'indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione".

Una certa sicurezza economica costituisce un'opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorativo e artistico.

"Avvertiamo perciò - sottolinea il Consiglio permanente della Cei - tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti". Proprio attraverso la luce rivelatrice di Cristo, la Vita vera, è possibile riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. "Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, - scrivono i presuli - abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi". Secondo i vescovi il benessere economico, però, non è un fine ma un mezzo, il cui valore "è determinato dall'uso che se ne fa: è al servizio della vita, ma non è la vita. Quando, anzi, pretende di sostituirsi alla vita e di diventarne la motivazione, si snatura e si perverte".

Anche la generalizzata crisi economica che si sta attraversando può costituire un'occasione di crescita. "Essa, infatti, ci spinge - si legge ancora nel messaggio - a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Ci fa capire che non è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò va strenuamente difesa in ogni suo stadio, denunciando ancora una volta, senza cedimenti sul piano del giudizio etico, il delitto dell'aborto. Sarebbe assai povera ed egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene più grande".

"Proprio il momento che attraversiamo - conclude il messaggio del Consiglio permanente della Cei - ci spinge a essere ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza, e ci impegna a manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza".


Courtesy of L'Osservatore Romano

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Immagine:

Adriaen Pietersz van de Venne (Dutch, Delft 1589 - 1662 The Hague)
Allegory of Poverty ('t Sijn ellendige beenen die Armoe moete[n] draege[n]) , ca. 1630s
Oil on panel
21 7/16 x 16 5/8 in. (54.5 x 42.2 cm)
Mrs. F. F. Prentiss Fund, 1960
AMAM 1960.94

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